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MERCEOLOGIA ALIMENTI


      Generalmente parliamo di aceto per indicare quel condimento molto aspro che aggiungiamo alle insalate. La base è costituita da vino ossidato al quale viene aggiunta una madre di batteri acetici che portano alla formazione di acido acetico. La base può essere un vino ma anche del sidro di mele o altra sostanza perché in grado di reagire ai batteri acetici.

      Esistono però altri tipi di aceto, ad esempio l'aceto balsamico che come caratteri organolettici rispetto all'aceto normale ha innanzitutto una componente di acido acetico inferiore, ma soprattutto parte da una base che non è una sostanza di scarto bensì una base di mosto cotto ottenuto da uve coltivate appositamente per questo scopo. Sono uve particolarmente concentrate che si fanno surmaturare e danno un certo residuo zuccherino, una componente polifenolica, in sostanza una componente morbida superiore all'aceto normale.

      In effetti i caratteri dell'aceto balsamico sono certo di tendenza acida ma anche di tendenza dolce che l'aceto normale non ha assolutamente tanto da rendere quasi impossibile l'abbinamento con il vino se presente in quantità esagerata. Pertanto quando l'aceto si fa balsamico smorza nettamente la tendenza acida che c'è comunque ma diventa abbastanza percettibile e non più percettibile o molto percettibile come lo è nell'aceto normale, e subentra anche la tendenza dolce insieme ad una maggiore aromaticità insieme ad una persistenza gusto-olfattiva. L'aromaticità dipende dal fatto che è prodotto con del mosto cotto più ricco e concentrato, in sostanza di maggiore qualità. In più ha anche l'invecchiamento in legno.

      A parte alcuni aceti balsamici di minore qualità ma anche di bassissimo prezzo, tutti gli altri subiscono un invecchiamento in legno in botti di piccola capacità (caratelli). I legni che vengo utilizzati sono diversi, dal rovere al ciliegio al castagno, per finire col ginepro ed il gelso che conferiscono rispettivamente aromi accentuati e delicatezza.
       L'invecchiamento viene effettuato con una successione di legni diversi per passare dalla maturazione vera e propria all'affinamento ed al conferimento di aromi fini e dolci. Questa disposizione di caratelli viene detta "batteria modenese".


      L'Aceto balsamico di Modena si può produrre nelle province di Modena e Reggio Emilia e prevede la cottura del mosto d'uva con addizione di aceto vecchio di almeno 10 anni e anche di caramello. Non ci sono limiti per l'invecchiamento.
                  Quando poi si passa all' Aceto balsamico Tradizionale entriamo in un campo ancora più complesso. L' Aceto balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia sono due DOP, prodotti fiore all'occhiello della gastronomia italiana che come livello qualitativo e classe sono paragonabili solamente al tartufo bianco di Alba oppure al caviale originale. Vengono venduti in bottigliette da 250ml con il tappo di sughero sigillato in ceralacca e il costo minimo è superiore almeno ai 70 €.
      La base è sempre mosto cotto ma il disciplinare parla anche di uve di origine sia bianche che rosse, soprattutto TREBBIANO, OCCHIO DI GATTA, SPERGOLA, BERZEMINO, LAMBRUSCO e SANGIOVESE, e c'è una cura particolare addirittura nelle rese per ettaro come se fossero uve destinate alla vinificazione.
      Le uve hanno sempre una gradazione alcolica potenziale elevata (es:18%), ma questa viene abbattuta durante la lavorazione e soprattutto durante la cottura del mosto.

PIGIATURA
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COTTURA DEL MOSTO
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RIPOSO
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DECANTAZIONE
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FERMENTAZIONE
ALCOLICA
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OSSIDAZIONE ACETICA
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INVECCHIAMENTO


      Dopo la pigiatura soffice delle uve (100kg di uva à ~70kg di mosto) si passa alla cottura a fuoco lento (max 70°C) del mosto fresco che subisce la riduzione di volume (diventa meno della metà) ed una trasformazione delle caratteristiche organolettiche (caramellizzazione degli zuccheri, formazione di acidi e altre sostanze). Successivamente il mosto cotto viene fatto riposare alcuni mesi per essere decantato in primavera in botti da 100l per la fermentazione alcolica e l'ossidazione acetica. Quest'ultima può essere favorita dall'aggiunta della "madre" che è una colonia di batteri acetici. Si passa infine all'invecchiamento vero e proprio che deve durare almeno 12 anni e si effettua come già detto in batterie di piccoli caratelli di dimensioni via via più ridotte e di materiali differenti mentre si procede ai travasi dal più grande al più piccolo. Durante gli anni si ottiene anche una riduzione delle sostanze acquose e il volume si riduce mediamente del 10% ogni anno. Con gli invecchiamenti che arrivano anche a 50 anni cominciamo a capire cosa può significare il prezzo elevato di questo prodotto (da 100kg di mosto si arriva a 2-3litri di aceto).

      Esistono sia a Modena che a Reggio Emilia dei Consorzi che sottopongono l'aceto al controllo delle caratteristiche organolettiche e attraverso l'assaggio autorizzano l'imbottigliamento del prodotto. A Modena c'è un comitato di 5 assaggiatori mentre a Reggio Emilia c'è un sistema di valutazione a punteggio che qualifica la qualità dell'aceto:

  • 240-260 punti=ARAGOSTA
  • 260-300 punti=ARGENTO
  • >300 punti=ORO

                  I maestri assaggiatori si chiamano oxologi.
      Sulle bottigliette da 100-250ml può essere riportata la dicitura EXTRAVECCHIO se l'invecchiamento supera i 25 anni, ma non si può parlare di millesimato perché l'aceto è ottenuto con miscele di annate diverse.

      L'aceto balsamico dura tantissimo perché si usa con il contagocce in quanto è tale la potenza e l'intensità aromatica che tende a coprire tutto. Si può usare dagli antipasti fino al dolce proprio per il suo notevole residuo zuccherino e la sua aromaticità. Ad esempio è molto indicato sulle scaglie di grana con Champagne, sui carpacci, sui crostacei, sul filetto con Amarone o Sagrantino di Montefalco, ma anche sui dessert come una coppa di fragole o un gelato alla crema.
schema sintetico produzione aceto balsamico tradizionale RE
Tratto dal sito ufficiale del
Consorzio Produttori Aceto Balsamico Tradizionale
di Reggio Emilia©

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CONSORZIO PRODUTTORI
DI MODENA
CONSORZIO PRODUTTORI
DI REGGIO EMILIA



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